Gesù vede, tocca, ama
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Tra le varie malattie del tempo di Gesù, la lebbra aveva una risonanza particolare. Gli effetti deturpanti il corpo impaurivano gli uomini, che temevano qualsiasi contatto. La legge religiosa aveva avallato queste impressioni, aggiungendo il carico ai contagiati di «maledetti da Dio». Le prescrizioni erano stringenti: chi ne era colpito veniva segregato e, se si avvicinava qualcuno, doveva gridare: «Impuro! Impuro!».
Il lebbroso raccontato dal Vangelo ha il coraggio di contraddire quella regola comprensibile, ma ingenerosa. Gesù non si scompone, prova compassione per lui. Dov'è il suo peccato, vista la sua fede? Cosa desidererebbe Gesù, se fosse al posto suo? Qual è l'opinione di Dio in questa situazione, se Dio è un Padre amorevole che non può volere il male delle sue creature?
Gesù non ha dubbi. Quest'uomo che sa inginocchiarsi ed è certo della possibilità di essere purificato dalla lebbra, se Dio lo vuole, può essere accolto, toccato, accettato, guarito.
Sì, vale oggi per tutti coloro che sono messi ai margini della società, non per propria scelta consapevole, ma per tradizione, pregiudizio, imposizione altrui. Gesù non potrebbe fare a meno di vederli, incontrarli, toccarli, amarli. Anzi, ribadirebbe che è venuto proprio per loro, per riscattare le loro sofferenze e ridare a loro il posto che hanno, realmente, nel cuore di Dio.
E noi, siamo capaci di fare così?
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- Date: 11 Febbraio 2024
- Passage: Mc 1,40-45