Cosa dobbiamo fare? – III Domenica di Avvento /C
Immaginiamo un dirigente di un’azienda in crisi che sia obbliga-to a mettersi a fare l’inserviente; un professore che si adatti a fare le fotocopie e a pulire i locali della scuola; un presentatore tivù che passi a occuparsi di spettacoli di borgata o di oratorio… le definiremmo carriere al contrario, e probabilmente saremmo dispiaciuti per loro: «Poverini, non se lo meritavano!». Eppure, certe professioni poco blasonate sono ancor più importanti di quelle altisonanti: nel momento in cui ci serve, quanto vorremmo un bravo e onesto idraulico, quanto è difficile trovare una badante a nostra misura…
Sono passati duemila anni, ma questa è una delle idee di Gesù meno accolte dal pensiero comune: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti». Anche il linguaggio tradisce gli stessi ministri del cristianesimo: pensiamo al “boccone del prete” o al significato dello “stare da papa”.
Papa Francesco ha provato a invertire la tendenza con piccoli gesti quotidiani, con la scelta di vetture e appartamenti ordinari, con l’umiltà di certi incontri da prete semplice tra la gente.
Se vogliamo conformarci a Gesù, però, tocca a noi cambiare la mentalità. Essere più felici di un figlio onesto, serio, che non sta mai con le mani in mano, di uno che ha trovato il modo di vivere come un pascià, servito e riverito da tutti. Nella nostra vecchiaia e debolezza, probabilmente, ci starà molto più vicino.