Lo sguardo dal monte. Riflessione sulla seconda Domenica di Quaresima
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Se non le conoscessimo da tempo, le letture di oggi potrebbero sconvolgerci. Come può essere così terribile un Dio che si è fatto chiamare padre? Come potrebbe decidere di non risparmiare suo Figlio, come scrive san Paolo, o chiedere la vita di un figlio unico in sacrificio a suo padre, come capitò ad Abramo?
Le cronache, purtroppo, ci dicono che non sono pochi i padri e le madri che hanno visto morire un figlio, e con esso buona parte della loro visione del futuro. Ci viene da domandarci dov’è l’Amore di Dio in queste situazioni.
È il vangelo a darci una risposta, che diventa chiara soltanto dopo la risurrezione di Cristo dalla morte. Dio ha per noi un futuro nella luce, sempre e per tutti. Lì sono Mosè ed Elia, lì sono gli esseri umani degni della Luce, grazie al loro percorso di vita. Pietro, Giacomo e Giovanni hanno una visione in un’atmosfera da dolce sogno, tanto da volerla prolungare il più possibile. È un’anteprima che conferma la fiducia che hanno riposto nel Figlio di Dio. Dopo la risurrezione sapranno che quella parentesi è la normalità, guadagnata da Gesù con le sue scelte di fedeltà e amore, pagate umanamente a caro prezzo, ma ricompensate in modo infinitamente superiore da Dio.
Nelle situazioni più acerbe o amare della vita cerchiamo di cogliere i segni del futuro, anche quando non li vediamo. Dio ci aspetta lì, sulla cima, da dove si vede molto più lontano.
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- Date: 27 Febbraio 2021