Frutti d’amore – Riflessione sulla Quinta Domenica di Pasqua
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Davvero l’amore è la sintesi estrema del cristianesimo. Nasciamo come dono d’amore, di Dio e dei genitori. Il primo continua ad amarci infinitamente e senza condizioni, i secondi con i limiti dell’essere umano.
Amare, infatti, non è facile: si tratta di decidere di mettere altri prima di noi stessi; si tratta di unire istinti, emozioni, passioni e scelte; si tratta di dare fiducia e scordare torti subiti.
La vita è il nostro tentativo di imparare ad amare, e lo si può fare soltanto se qualcuno ci fa conoscere l’amore, amandoci.
I discepoli hanno bisogno di Gesù, mediazione umana plastica e concreta dell’amore di Dio. Come i tralci che ricevono linfa vitale dalla vite. Continuando a percepire la forza del suo amore a loro è possibile amare alla maniera del Padre, o quantomeno avvicinarsi maggiormente a chi ama «nei fatti e nella verità».
È triste incontrare cristiani che non avvertono l’amore del Padre. Magari sono retti e ligi alle regole o persino sensibili e generosi, ma non sono capaci di contagiare di gioia. Usando le parole di Isaia riprese da Gesù, «onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da lui».
L’amore, per crescere e portare frutto, necessita di potature dolorose; comporta rischi, lacrime e talvolta sangue. Guardare all’amore di Gesù in croce ci può fare bene, nei momenti più difficili. Ricordandoci che di lì a poco è tornato all’Amore.
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- Date: 30 Aprile 2021