Al centro della vita – XXVIII Domenica del tempo ordinario
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Ancora una volta la parola di Dio ci interpella: cosa vale davvero nella nostra vita? Cosa può renderla felice, piena, eterna? Cosa vale la pena accumulare per essere umani degni di questo nome e buoni cristiani?
La prima lettura non ha dubbi: la sapienza è da preferire a «scettri e troni», è «nulla la ricchezza di gemme, oro e argento al suo confronto», è da amare «più della salute e della bellezza» e persino della luce del sole, che tramonta. La sapienza a cui si riferisce è ben più della saggezza, è il dono della conoscenza di Dio, la capacità di vivere cose e incontri come farebbe lui. Chi la persegue avrà tutto il necessario, perché gli altri beni verranno di conseguenza, conferma l’autore sacro.
L’episodio del Vangelo riporta la reazione di Gesù a quel tale che lo implora in ginocchio, desiderando la vita eterna. Certamente è una persona che ha messo al primo posto la giustizia: non uccide, non tradisce, non ruba, non mente e accompagna i propri genitori nella loro vecchiaia. Gesù non si limita a benedirlo con lo sguardo ma lo ama profondamente: ha incontrato una persona in cui l’immagine di Dio è evidente. Però intuisce che abbia ancora un passo da fare per essere suo discepolo: lasciare i beni materiali ai poveri e seguirlo. Sappiamo che non lo fece, perché «possedeva molti beni». Se ne andò triste: non era pronto e forse non lo sarebbe mai stato. E noi?
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- Date: 9 Ottobre 2021
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