Aprirsi alla Vita – XXIII Domenica del Tempo Ordinario /B
Descrizione

Se oggi la condizione di un sordomuto ci può sembrare avvilente e disagiata, ai tempi di Gesù doveva essere estrema. Possiamo immaginarne la vita da escluso, la frustrazione di non comprendere gli altri, l’incapacità di comunicare i propri pensieri. E poi quel misto di superstizione e religione che lo immagina così, maledetto da Dio, a causa dei suoi peccati. Come sarà la considerazione di sé di quell’uomo, costretto a una solitudine di fatto?

Eppure qualcuno lo porta da Gesù, che prega di imporgli le mani. Ha pietà e fede per lui. Gesù vuole anzitutto restituire a quest’uomo la dignità. Lo separa dalla folla, dal suo vociare inconcludente e dalle sue mille incomprensioni. Poi, con segni incisivi gli indica ciò che gli vuol fare: gli introduce le dita nelle orecchie come per aprire i canali della comunicazione, gli unge la lingua con la saliva per sciogliergliela.

Scrive il card. Martini: «Sono gesti che appaiono persino rozzi, scioccanti. Ma come comunicare altrimenti con chi è chiuso nel proprio mondo e nella propria inerzia? Come esprimere l’amore a chi è bloccato e irrigidito in sé, se non con un gesto fisico?». Gesù aggiunge uno sguardo verso il cielo, cioè una preghiera al Padre, e un sospiro, prima di guarirlo. In quel sospiro, forse, ci siamo anche noi, quando non rinunciamo a fare ciò che è nelle nostre possibilità per rendere migliore la vita di chi ci ritroviamo a fianco.

Dettaglio
  • Data: 8 Settembre 2024
  • Passage: Mc 7,31-37