Come un chicco di grano
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Nel Vangelo di oggi ritroviamo un Gesù ormai convinto del valore della sua tragica fine. Le sue parole sembrano più un tentativo di spiegare ai suoi amici che quello che può sembrare infamante è in realtà esaltante; quello che può sembrare una sconfitta è in realtà una vittoria; quello che può sembrare la fine è in realtà l’inizio.
Per essere più incisivo, Gesù prende a prestito dalla natura l’immagine, comprensibile a tutti, del chicco di grano. Non è forse nella natura della vita lo scorrere del tempo, con lo sviluppo, la realizzazione delle proprie promesse e la trasformazione? Non siamo forse fatti per crescere, distribuire i propri doni e poi passare la mano? Sì, sembra doloroso, ma il chicco deve svuotarsi e morire affinché una nuova pianta e altri chicchi di grano possano esistere.
È, d’altronde, la parabola della paternità e della maternità: spendere le proprie risorse perché altri possano diventare uomini e donne, passando a loro il testimone di una vita dignitosa e saggia. Naturalmente nella logica dell’amore: ciascuno può scegliere al contrario quella dell’egoismo, provvedendo unicamente a se stesso e al proprio benessere. In questo caso risuonano profetiche le parole di Gesù: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo». È questo che vogliamo davvero?
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- Date: 17 Marzo 2024
- Passage: Gv 12,20-33