La voce del buon pastore – IV Domenica di Pasqua
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Cristo ci chiama a partecipare alla sua eterna relazione con il Padre. Ci può essere un messaggio e un dono più grande? Una vita che non avrà fine, bensì salto nella pienezza; né fame, né sete, né pianto, né tribolazione, né sporcizia, certifica il libro dell'Apocalisse: il pastore guiderà alle fonti dell'acqua che lava, scioglie, purifica, disseta.
Dal tono della voce gli esseri umani riescono a distinguere se l'incontro sarà positivo, percependo l'affetto o la freddezza, l'amore o il disprezzo. Noi non conosciamo il timbro di Gesù, ma il Vangelo ci consola: la sua voce è ferma e interessata, e non può che guidarci alla vita. Il male non ha più potere su chi è in relazione fiduciosa con Lui, perché «nessuno ci strapperà dalla sua mano». Soltanto noi abbiamo il potere e la libertà di allontanarci dal suo ovile. Soltanto noi possiamo nasconderci, irrigidirci, scollegarci da Lui. Possiamo fingere di dimenticare o convincerci della sua inesistenza. Possiamo soffocare la sua luce o correre lontano da essa.
Ma la sua voce non verrà mai meno. Continueranno i suoi appelli attraverso le buone persone, i testimoni della vita, i frammenti della sua Parole, le pietre della storia. Ma soprattutto in quella voce interiore che nasce dalla profonda nostalgia che è seminata da sempre in noi: «Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (S. Agostino).
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- Date: 6 Maggio 2022