Povero Lazzaro o povero ricco?  – XXVI Domenica del tempo ordinario
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La liturgia odierna continua il discorso sulla ricchezza affrontato la scorsa settimana, che diventa ancor più concreto. Il brano del profeta Amos stigmatizza gli «spensierati (…) distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani» mangiare cibo pregiato, bere «vino in larghe coppe», ricoprirsi di «unguenti raffinati», senza preoccuparsi della rovina del propria società. L’uomo ricco senza nome della parabola di Gesù indossa «vestiti di porpora e di lino finissimo» e si dà «ogni giorno a lauti banchetti», senza accorgersi del povero che sta «alla sua porta», coperto di piaghe e «bramoso di sfamarsi» con ciò che avanza e cade «dalla tavola del ricco».
Difficile non sentirsi toccati in prima persona da questi esempi, soprattutto pensando al «contrappasso» che la parabola prevede, nell’aldilà. L’uomo ricco si dimostra persino sensibile chiedendo di mettere in guardia i suoi fratelli per evitar loro certi tormenti, ma la risposta che Gesù mette in bocca ad Abramo è netta: hanno la legge di Mosè, hanno i testi dei profeti; non sarebbero persuasi «neanche se uno risorgesse dai morti».
Né i testi sacri dell’Antico Testamento né Gesù disdegnano la gioia e il benessere, se vissuti nella condivisione e nella carità, nella giustizia e nella verità. Dio non gode della nostra sofferenza, ma siamo noi a tenerci fuori dal suo regno se non apprendiamo la solidarietà, come figli dello stesso Padre.

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  • Date: 24 Settembre 2022