Una patria nei cieli – Ascensione del Signore
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La patria di Gesù è il cielo. Da lì viene e lì ritorna. Ha svolto il suo compito: «annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso», come leggiamo nella lettera agli Ebrei; la morte l'ha avuto in suo potere per tre giorni, ma Dio lo ha fatto risorgere.
Per quaranta giorni (= per il tempo necessario) si è mostrato vivo ai suoi apostoli, esortandoli alla fede e alla testimonianza. Ora li lascia, come qualsiasi creatura passata per la vita terrena, ma non da soli: Dio ha promesso l'assistenza dello Spirito, che presto li renderà forti, consapevoli, santi. Saranno loro le sue braccia, il suo cuore, la sua voce, per continuare a costruire il Regno che Lui ha iniziato nel mondo.
Dove sarà Gesù? In alto? Tra le nubi? Nel cielo? Questi luoghi simbolici erano metafore usate nel linguaggio biblico e religioso per indicare Chi è oltre noi, il Creatore e Signore dell'universo. Gesù è entrato nella sua realtà, per dimorare in Lui. Avendo provato la condizione umana, ora è il mediatore più accreditato per «comparire al Suo cospetto in nostro favore». Lui ha «inaugurato» una «via nuova e vivente» che ha riacceso la speranza.
I discepoli tornano a Gerusalemme «con grande gioia», in continua lode e riconoscenza a Dio. Attendono con fiducia, liberi da paure, dubbi e preoccupazioni. Preghiamo perché in questa festa liturgica questi doni arrivino pure a noi, sapendo che il cielo è anche la nostra patria. E, a suo tempo, siamo tutti attesi lì.

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  • Date: 27 Maggio 2022