Vedere o credere? L’esperienza di Dio
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Di fronte ai dubbi di fede che fanno capolino nella nostra vita, vorremmo anche noi avere l’esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni. Loro vedono il volto trasfigurato, le vesti luminose, i grandi della storia del popolo ebraico (Mosè, il liberatore, ed Elia, il profeta). Loro sentono la voce di Dio che indica Gesù come suo Figlio. L’inverosimile irrompe nella loro vita e rende tutto chiaro, evidente. Ma è un momento: improvvisamente si ritrovano soli con l’umanità di Gesù, che tende a nascondere la sua provenienza fino alla risurrezione.
Quegli stessi Apostoli avranno pensato di aver sognato? Certe esperienze spirituali sono per propria natura al confine della realtà. Sono anch’esse segni della vicinanza di Dio, che tuttavia rimane inafferrabile, nascosto. D’altronde, se fosse evidente tutti sarebbero obbligati a credere, perdendo il dono della libertà.
Eppure molti cristiani, anche oggi, testimoniano che in certi momenti cruciali della vita o in certi luoghi particolari hanno provato l’incontro con Qualcosa o Qualcuno che li trascende e li ha cambiati. Dio, infatti, non dimentica di disseminare la nostra vita di occasioni d’incontro con Lui.
Tuttavia, queste esperienze rimangono un dono che non si può pretendere. Anche i santi hanno avuto periodi in cui non sono più riusciti a sentire la presenza di Dio. Gli Apostoli hanno dovuto «scendere dal monte», pur con un tassello in più di un puzzle che sarà completo soltanto alla fine.
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- Date: 25 Febbraio 2024
- Passage: Mc 9,2-10