2021
2021
“Dopo 50 giorni dalla Pasqua, dopo 10 giorni dall’Ascensione, i bambini del terzo anno di comunione hanno ricordato la Pentecoste svolgendo in aula un’attività inerente uno dei simboli dello Spirito Santo: la colomba con il fuoco.
Possa lo Spirito Santo accompagnarli nel loro percorso di crescita spirituale. “
2021
Lucia Filippini nacque a Corneto Tarquinia (Vt) il 13 gennaio 1672. A 16 anni, giovane catechista, incontrò il card. Marcantonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone, che riconobbe nella giovane la persona cui affidare la direzione delle scuole della dottrina cristiana da lui fondate in diocesi nel 1692, con la collaborazione della maestra viterbese Rosa Venerini.
Assieme al cardinale, Lucia Filippini dava vita a una nuova famiglia di “Maestre pie” che seppe formare e guidare alla santità. Nel 1707 Lucia veniva chiamata a Roma da Clemente XI per aprirvi le scuole del Barbarigo, che il Papa volle sotto la sua protezione. Morì a Montefiascone il 25 marzo 1732. Pio XI la proclamò beata nel 1926. Nel 1930 fu iscritta nell’albo dei santi. Santa Lucia, guidata dal venerabile Marcantonio Barbarigo, mirava alla formazione intellettuale, culturale e professionale delle fanciulle e delle giovani, ma tendeva ancor più alla loro elevazione morale e religiosa in vista della nascita di famiglie realmente cristiane.
La capacità organizzativa, l’autorevolezza esigente e amorevole, la perseverante pazienza di fronte alle difficoltà, nascevano in lei da un’ardente e illuminata fede che la spingeva ad affermare: “Vorrei che con il mio proprio sangue si scrivessero tutte le verità della nostra fede, tutto il Vangelo di Gesù Cristo, tutta la Scrittura e tutti i Concili della Chiesa, perché potessero restare impressi nella mente degli uomini”.
Il grande desiderio della fondatrice di vedere conosciuto e amato il Signore Gesù in tutto il mondo è stato considerato prioritario nella programmazione apostolica e, nei tre secoli di attività missionaria, le Maestre pie Filippini, sempre guidate dal motto dell’istituto: Euntes docete verbum Domini (“Andate e insegnate la Parola del Signore”), hanno cercato di diffondere la Parola di Dio nelle scuole e nelle parrocchie in ben quattro Continenti: Europa, America, Africa e Asia. L’istituto conta circa 700 religiose distribuite in più di 100 comunità. Nel 1823, Papa Leone XII invitò le Maestre pie Filippini ad aprire una scuola nella città di Spoleto, offrendo come sede uno dei palazzi di famiglia.
Dopo alcuni anni, nel 1858, il complesso scolastico fu trasferito dal palazzo della Genga nei pressi di San Nicolò, dove tuttora ha sede. Convinte del valore apostolico dell’insegnamento, diamo con amore il nostro servizio alla Chiesa, impegnandoci a offrire ai fanciulli e ai giovani l’aiuto per crescere nella fede, per accettarne i valori e per vivere i principi di verità, di carità e di speranza cristiana. Consapevoli che non basta essere rigenerati nel battesimo per essere cristiani, ma che occorre vivere e operare in conformità al Vangelo, cerchiamo di dare vita, nella scuola, a una vera comunità di fede, animata dallo spirito evangelico di libertà e di carità, in cui l’alunno possa rendersi cosciente e responsabile del proprio battesimo e fare esperienza della propria e altrui dignità: figli di un unico Padre.
Sotto l’azione dello Spirito santo, il seme della fondazione ha fruttificato molte opere che si sono moltiplicate anche in altri contesti geografici e culturali nel mondo. Un carisma di tre secoli or sono che viene vissuto nella storia con creatività, affrontando e risolvendo, con l’aiuto del Signore, anche molte difficoltà di ordine spirituale e materiale. Il passato ci sprona a vivere il presente con passione. È proprio in questo momento storico che dobbiamo rafforzare l’impegno per custodire il bene prezioso che ci è stato affidato: come lampada accesa consumarsi d’amore per il Signore, come santa Lucia nostra fondatrice, e come lei testimoniare l’amore e la gioia, perché tutti quelli che avviciniamo sperimentino la tenerezza e la misericordia di Dio. (altro…)
2021
Nel primo giorno del Triduo dedicato a Santa Lucia Filippini, i bambini del Secondo Comunione, nella messa delle 18:30 hanno raccontato la storia della Santa. Hanno rivissuto i momenti più importanti della sua vita raccontandoli a tutta la comunità presente nella celebrazione. Inoltre hanno colorato dei disegni inerenti alla sua esistenza realizzando un libro che hanno regalato alle maestre Pie Filippini presenti nella comunità di Cave.
2021
Nel mese di maggio, i bambini del catechismo stanno imparando a dire il Santo Rosario. I catechisti hanno preparato un libretto e hanno regalato la corona del Rosario. Ogni sabato, alla fine del catechismo, diranno un mistero alla Madonna , sita nel giardino. Hanno ricordato la storia di Maria attraverso i misteri della Gioia e insieme a qualche genitore presente hanno pregato e pregheranno per tutte le intenzioni che portano nel cuore.
2021
Festa della Mamma 2021
In occasione della festa della mamma il 9 Maggio il gruppo “Attività in Parrocchia”, composto da alcune mamme ha addobbato lo spazio esterno davanti la Madonnina. I bambini più piccoli ,di vari gruppi di catechismo ,insieme alle loro mamme hanno realizzato manine colorate di diversi materiali. Queste sono servite per abbellire,dare colore, allegria e donare tanto amore alla “mamma di tutte le mamme”. Grazie a tutti i bambini e alle loro mamme❤️🙏
2021
Lunedì dell’angelo ecco perchè si chiama così
Il giorno successivo alla Pasqua, detto comunemente Pasquetta, è chiamato anche lunedì di Pasqua, e nel calendario liturgico cattolico, lunedì dell’Ottava di Pasqua.
Questa festività che “allunga” quella di Pasqua, prende il nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro di Gesù. Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salomè andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l’accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mc 16,1-7). E aggiunse: “Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli”, ed esse si precipitarono a raccontare l’accaduto agli altri.
L’espressione “lunedì dell’Angelo”, diffusa in Italia, è tradizionale e non appartiene al calendario liturgico della Chiesa cattolica, il quale lo indica come lunedì dell’Ottava di Pasqua, alla stessa stregua degli altri giorni dell’ottava (martedì, mercoledì ecc.). Non è giorno di precetto per i cattolici, fatta eccezione per la Germania e altri paesi germanofoni.
2021
La Via Crucis
È una pratica cristiana che ha radici lontane e ha attraversato i secoli. Affacciatasi alle soglie dell’età moderna come una particolare forma di ‘pellegrinaggio disciplinato’, si è modulata sul binario di una ‘regolata devozione’ e, appena scalfita dai processi di secolarizzazione, conserva la sua fortuna sotto diverse declinazioni. È l’appuntamento consueto del venerdì di Quaresima in parrocchia, e quello di celebrazioni spettacolari, tra sacro e profano diffuse ovunque: è la via Crucis. La Via Crucis ha un posto speciale: soprattutto per i rimandi al racconto della Passione e all’identificazione con l’’Uomo dei dolori’, con la figura di Cristo. Ma quando è iniziata la sua storia? Qual è stato nelle differenti epoche il suo significato per la vita dei credenti? E oggi, lasciatici alle spalle – per fortuna – il senso tragico del sentimento religioso, come interpretare questo rito antico e contemporaneo alla luce dell’invito evangelico «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»? Gli interrogativi sarebbero tanti. Come le risposte. Qualcuna c’è. Senza scomodare la pellegrina Egeria (IV secolo) che ci informa su una processione dall’Anastasis al Martyrium, o cronache successive ( V e VI secolo) che ne riferiscono altre attraverso i santuari di Gerusalemme, si può dire che, cadute le difficoltà del primo millennio – per motivi storici e teologici – nel rappresentare le immagini di Cristo, una svolta radicale segna già, invece, l’inizio del secondo millennio. Portandosi dietro un flusso di rappresentazioni riversato nella Via Crucis. Una strada aperta dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa (che, a casa loro, in trasposizione imitativa ne ricostruiscono i principali luoghi santi già dal IX secolo) e spianata bene dai monaci. Con gli Ordini riformati che nell’XI secolo si concentrano sull’imitazione del Cristo sofferente, con Bernardo di Chiaravalle immerso nella Passione. E, a Medioevo inoltrato, con Francesco d’Assisi e Bonaventura da Bagnoregio a preparare davvero il terreno, senza dimenticare Iacopone da Todi, Ubertino da Casale, le mistiche italiane o i mistici tedeschi, capaci di influenzare la riflessione cristologica. Certo, pare che una Via Crucis, come esercizio di meditazione, fosse già presente in Terra Santa nel XII secolo (non però nelle forme poi codificate). Vi allude tale Ernoul in uno scritto del 1228 che cita «il cammino percorso da Cristo dalla porta Dolorosa verso il Calvario». Nel 1294 ne farà menzione il domenicano Rinaldo de Montis Crucis arrivato sul luogo della Crocifissione ‘salendo la via per la quale salì Cristo portando la croce’ che descrive le varie stazioni a partire dal palazzo di Erode, il luogo della condanna. Un po’ poco a dire il vero. In realtà, sullo sfondo della devozione alla ‘Passio Christi’ e con riferimento alla salita sul Calvario, la Via Crucis quasi certamente nasce come pio esercizio, ben preparato da diversi fattori. Due in particolare. Primo, il convergere di testi punti fermi nell’evoluzione della pratica, ad esempio quello di Adrichomius, l’olandese morto nel 1585, che nelle sue due opere ‘Jerusalem sicut Christi tempore floruit’ e ‘Theatrum Terrae Sanctae’ distinse due percorsi: la Via Captivitatis (dal Getsemani a Pilato), e la Via Crucis vera e propria o Via Dolorosa (con partenza dalla casa di Pilato, fino all’erezione della croce). Secondo, l’armonizzazione di devozioni diffuse dal XV secolo nei territori germanici e nei Paesi Bassi: quella alle ‘cadute di Cristo ‘ sotto la croce, per lo più in numero di sette; quella ai ‘cammini dolorosi di Cristo’, in processione da una chiesa all’altra con sette, nove o più spostamenti; infine quella alle ‘stazioni di Cristo’, con le soste di Gesù verso il Calvario (perché-obbligato dai carnefici, perché distrutto dalla fatica, o per i contatti con le donne e gli uomini che lo accompagnano), soste indicate da una croce con la raffigurazione dell’episodio su cui meditare. Non c’è qui lo spazio per fermarci sulla varietà delle stazioni, le vicende via via scelte, i possibili o inesistenti fondamenti biblici. Importante è sottolineare che, attraverso questa pratica, i fedeli potevano ripetere nelle loro comunità l’esperienza dei palmari (a maggior ragione perché ormai impossibilitati a raggiungere Gerusalemme sotto dominazione islamica), beneficiando delle stesse indulgenze, via via concesse da Innocenzo XI, Innocenzo XII Benedetto XIII, dilatate da Clemente XII. Non solo anche in questo modo si rinsaldava il legame con la propria chiesa parrocchiale, auspicato dalla strategia pastorale postridentina. Da ricordare ancora, che la Via Crucis, nella forma attuale, con le quattordici stazioni sempre nello stesso ordine, è confermata in Spagna nel secolo XVI, soprattutto in ambienti francescani, gli stessi che hanno rafforzato questa pratica nella vita del popolo cristiano. Dalla penisola iberica, attraverso la Sardegna, la Via Crucis arriva quindi a Roma trovando il suo più efficace sostenitore in Leonardo da Porto Maurizio che a metà del ’700 la cristallizza come la risposta più forte ai giansenisti e agli illuministi. È grazie a questo santo che la Via Crucis (ai suoi occhi ‘Scala del Paradiso’), si diffonderà diventando patrimonio comune, invadendo spazi pubblici e privati, anche laici, trasformati da una metamorfosi in funzione apologetica che esalta l’itinerario penitenziale e orante. Grazie a San Leonardo, ma pure ai pontefici. Quelli già citati e parecchi loro successori. Come Benedetto XIV che sottrae del tutto la Via Crucis alla peculiarità dei frati e la salda alla vita parrocchiale, nella formula del pellegrinaggio disciplinato, e che pure introduce la pia devozione dentro il Colosseo, consacrando l’anfiteatro ai martiri della Fede e facendovi installare le edicole con le quattordici stazioni e una grande Croce (rimosse dopo l’Unità d’Italia, con la sola Croce ricollocata nel 1926, mentre si preparavano i Patti Lateranensi). Il resto è una storia che arriva ai giorni nostri. Passata attraverso il Concilio che pure, nel ritorno all’essenzialità del messaggio evangelico, ha cercato di rinnovare anche questa forma di pietà popolare dando risalto ai suoi aspetti essenziali mettendo fortemente in risalto l’aspetto biblico, liturgico, umano e sociale. Da qui successive modifiche, l’aggiunta della Risurrezione alla formula delle quattordici stazioni, la proposta della Via Crucis biblica, le varianti, qualcosa che ha persino recuperato l’attenzione degli anglicani, delle Chiese evangeliche. Il resto, ancora, vede il consolidamento della tradizione da parte dei pontefici del secondo Novecento anche al Colosseo. Con Giovanni XXIII che ripristina il rito nel 1959 (senza però ripeterlo). Con Paolo VI che lo riprende nel 1964. Con Giovanni Paolo II che personalmente ha portato la Croce sino all’irrompere della malattia e ha scritto i commenti per le stazioni nel 1984, a conclusione del Giubileo straordinario della Redenzione. Con Benedetto XVI e le sue parole nell’anfiteatro romano a ricordarci che la Chiesa, celebrando la morte del Figlio di Dio, vede nella sua Croce l’albero della vita.… Una Via Crucis che attraversa gli uomini. Un percorso che finisce nella carne viva di Gesù.
2021
Giornata della raccolta del Farmaco
Il 13 Febbraio si è tenuta la tradizionale giornata nazionale della raccolta del farmaco, ed anche quest’anno la Caritas Parrocchiale, grazie ai suoi volontari, ha avuto modo di raccogliere molte medicine che verranno poi distribuite il giovedì, a chi ne avrà bisogno, durante la distribuzione alimentare. Un grazie particolare va alla Farmacia Carrello che come tutti gli anni ci ha accolto nella sua Farmacia.
Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio. ” (Papa Francesco)